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Good Morning ICTLC!

Buongiorno ICTLC e quindi buongiorno a tutti i componenti dei team di ICT Legal Consulting e ICT Cyber Consulting!

Iniziamo la giornata con una carrellata delle ultime news!

– Non si vive di sola Privacy e Cybersecurity – quindi, ogni giorno, in questa pagina iniziale, potrai trovare articoli unrelated ai nostri temi, musica e qualche easter egg!

Il pensiero digital-apocalittico
Il 24 febbraio 2022 cambia tutto: an-
che per il modo nel quale si può parla-
re di ciò che qui abbiamo chiamato «di-
gitale», un termine che comprende ben
più della rete Internet e si estende sia al-
la struttura di fondo delle nostre società
sia agli oggetti della vita quotidiana.
Dal 1992 a oggi si è ingenuamente
pensato che questo comun denomina-
tore fosse una sorta di pascolo comune
del mondo, che il suo essere senza con-
fini e senza padroni in quanto tecnolo-
gia neutra avrebbe assicurato la relati-
va prosperità e l’ancor più relativa pace
nel mondo.
Non è andata così, per il semplice mo-
tivo che quel ragionamento non faceva
i conti con la volontà di potenza, che ri-
empie di significato e di senso l’uso della
tecnologia e in grande misura della stes-
sa economia.
ANTICO MANUFATTO
Parallelamente all’affermazione di
questo nuovo modo di essere del mondo
si è affermata una linea di pensiero cata-
strofista. Il mondo avrebbe perso corpo,
dimensione del tempo, senso del luogo
e il dono stesso della socialità. Non che
queste cose possano essersi trasforma-
te, no: perse, andate in fumo. Tutto – dal
terrorismo alle più orrende perversioni
– è stato messo sul conto del digitale.
Molteplici gli autori che lo affermano,
da ultimo il filosofo di origine sud core-
ana ma residente in Germania, Byung-
Chul Han, un vero maestro del pensiero
digital-apocalittico: il mondo delle co-
se è scomparso, viviamo in un mondo di
«infomi» (non di infami, infomi).
Poi un giorno arriva «la guerra». Que-
sto «fatto» solido, novecentesco, popo-
lato di oggetti che uccidono le persone,
città incendiate, case distrutte, profu-
ghi, paura; questa manifestazione estre-
ma della potenza. Non che anche questo
macigno «atomico» (fatto di atomi) non
abbia la sua dimensione digitale, anzi: la
cyberguerra serve per accecare il nemi-
co, per privarlo di informazione e comu-
nicazioni, la rete torna utilissima per dif-
fondere notizie false e distorti contesti,
e per costruire uno dei più antichi ma-
nufatti del mondo, l’inganno. Che è ar-
rivato prima della teoria dell’informa-
zione, del protocollo TCP/IP o dei social
network: è bastato il Cavallo di Troia.
La guerra ce lo fa capire: il digitale non
è (solo) la svagata dimensione del gioco
e dell’entertainment su una console per-
sa nel mondo felice dei consumi, ma an-
che uno strumento di violenza e morte
(e di truffa).
Per la verità già prima del 24 febbra-
io sia il regime russo che quello cinese
ci hanno dato il senso di questa afferma-
zione, con l’irregimentazione della rete
e della comunicazione cellulare in una
gabbia normativa: pochi sanno che se
in Russia fai anche solo un sito di infor-
mazione, non solo devi chiedere il per-
messo di farlo all’autorità, ma, se così di-
spone lo stato, devi premettere a ogni
pagina web l’avvertenza che il lettore si
trova su un sito finanziato da un agen-
te straniero. Della Cina, temo, i lettori di
questa rubrica non ne potranno più, per
quanto se n’è parlato.
LA FABBRICA È APERTA
E allora? Allora bisogna dire che sia i
sogni dei pionieri digitali sia gli incubi
dei filosofi apocalittici hanno incontra-
to nel 24 febbraio il loro destino. Da og-
gi il digitale è una potente tecnologia di
cui si deve discutere come di una com-
ponente del conflitto politico: nei paesi
autoritari è al servizio dell’oppressione e
del controllo, nei paesi liberi è un mez-
zo di espressione della libertà. Il che non
esaurisce il problema: perché la fabbrica
dei Cavalli di Troia è sempre aperta.

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